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“Ed egli si tuffò nel verde prato dei tappeti verdi, ridente, immemore del suo misfatto, caro agli dei”
Una signora ormai anziana torna per qualche giorno a Parigi in visita dal figlio, che non vede ormai da anni. Ma l’uomo, ormai cinquantenne, oggetto di un amore esclusivo, cieco e divorante da parte della madre, è solo un egoista, miserabile flambeur che vive con una entraîneuse e dilapida senza alcun criterio i suoi soldi al gioco. È un uomo che non combina nulla. È proprio vero che non c’è nulla da aspettarsi da una persona che, da bambino, trascorreva intere giornate fra gli alberi a scovare gli uccelli, invece di andare a scuola!
Pubblicato originariamente nel 1954, il racconto è stato messo in scena all’Odéon di Parigi nel 1965 e trasformato in film, per la regia della stessa Marguerite Duras, nel 1977.
Anche gli altri tre racconti, che completano il volume, sono accomunati da una sorta di immaturità esistenziale dei diversi personaggi: una collegiale che impara dall’osservazione di un boa il senso della felicità; una portinaia che sogna di morire per non svuotare i bidoni della spazzatura; un amore fatto di sguardi e gesti, nell’attesa del fatale incontro.
Marguerite Duras (Saigon, 1914 ˗ Parigi, 1996) ha vissuto nell’Indocina francese (l’attuale Vietnam) fino a diciotto anni. Rientrata in Francia nel 1932, ha preso parte alla Resistenza e ha militato …