Don Alfonso, ex marinaio della flotta Lauro, conduce una sorta di pensione molto alternativa a Stromboli. Come ogni estate arriva il figlio Omar ma questa volta insieme all’amico Pablo, giovane pittore di origini ispaniche. L’inquietudine ribelle di Omar – ormai giudice severo delle scelte di vita del padre – e l’enigmatica presenza di Pablo portano sconcerto e turbamento fra gli ospiti stagionali e i frequentatori abituali della casa di Ficogrande: Régine, una scrittrice anglo-canadese, Edoardo, un ex tossico e neoutopista al servizio di un nobile messinese, la giovanissima Penelope in fuga da un destino famigliare avverso, la cinica giornalista che è arrivata per un servizio sula casa di don Alfonso. Se da una parte l’instabilità di Omar scalfisce la consueta virile prosopopea del marinaio maestro di vita, dall’altra Pablo seduce tutti: restituisce a don Alfonso un’inedita immagine di sé, desta in Penelope un tenero e duraturo sentimento, fa eruttare dal fondo di Régine la lunga passione per un figlio morto, molti anni prima. Ciascuno reagisce secondo modalità proprie, ma quando Régine si suicida, don Alfonso resta solo con la lettera che il figlio gli ha consegnato all’arrivo e lui non ha mai letto: e su quella pagina breve apprende che Omar è malato di leucemia. Mentre lo tsunami del dicembre 2002 distrugge la casa di Ficogrande, don Alfonso raggiunge Omar a Barcellona. C’è tempo materiale per dichiarare chiuso il tempo del mare, delle assenze, della distanza, per rinsaldare un rapporto padre e figlio mai arrivato alla maturità? Ci sarà ancora Pablo o anche il suo tempo è finito?