Antonio Albanese racconta il suo primo romanzo.
"Il desiderio di scrivere questo romanzo arriva da molto lontano, dal ricordo sbiadito di uno zio che, quando ero bambino, mi raccontò la sua fuga da un campo di...
“Il sertão si riconosce: è dove i pascoli mancano di steccati; e dove il criminale vive a suo piacere”
“Favoloso altipiano del Brasile profondo, deserto-brughiera dei Campos Gerais rinverdito di improvvise palme giganti, il ‘sertão’ di Guimarães Rosa è uno spazio magico percorso nell’intrico dei suoi sentieri da santoni e banditi, popolato di mandrie e di piccoli uomini da nomi altisonanti come di eroi di saghe remote. Un universo chiuso, con le sue leggi e le sue opposizioni manichee: Dio e il diavolo, il bene e il male, il lato chiaro e il lato oscuro, l’ordine e il disordine, la guerra e la pace, la legge e i fuorilegge, la siccità e l’abbondanza; ma dove spesso la contingenza e il punto di vista mescolano le tessere così che l’interpretazione ne appare più che stravolta, inaccessibile. ‘Vivere è molto pericoloso.’ L’affermazione scandisce come uno slogan tutto il racconto di Riobaldo il quale, più che protagonista della vicenda, si presenta a noi come lo storico, il narratore. Se, come voleva Guimarães Rosa, ‘alle volte un libro è maggiore di un uomo’, questo libro magico e consolatorio, in cui il rimpianto dell’amore irrealizzato ha la dolcezza pungente di una colpa di inadeguatezza, è forse il dono più grande che l’America Latina del realismo magico e il Brasile della parola iridata hanno fatto in questi anni a un’Europa di disseccato cerebralismo. Un capolavoro riconosciuto della letteratura brasiliana e un classico ormai della narrativa del nostro secolo.” Luciana Stegagno Picchio
João Guimarães Rosa (1908-1967) è considerato uno dei maggiori narratori del mondo latinoamericano. Vissuto fino all’adolescenza tra gli allevatori di bestiame del sertão, gli altopiani interni del Brasile, fu …