Ingegnere pragmatico e razionale, privo di radici affettive che lo ancorino a un luogo o a una famiglia, indifferente a tutto ciò che non è spiegabile con la logica e insensibile a tutto ciò che è istintivo, religioso, umanistico, Walter Faber è, prima di tutto, Homo Faber. Autentico campione della civiltà tecnologica, si ostina a non vedere ciò che non può capire: la sua esistenza scorre senza drammi, senza sorprese, senza incognite. Attraversa la vita con solitario distacco, crede soltanto al tempo che si misura con l’orologio, nascondendosi in una sorta di asettica eternità prefabbricata. La quale, però, è destinata a sgretolarsi, irreparabilmente. È un incontro, un misterioso capriccio del destino, a scatenare quelle forze oscure e terribili che fino ad allora aveva, tanto lucidamente quanto artificiosamente, voluto ignorare. E a fare di lui un personaggio emblematico, grande nella solitudine e nel fallimento. A oltre quarant’anni dalla sua prima pubblicazione, Homo Faber è ormai considerato un classico della letteratura contemporanea, un romanzo anticipatore: le certezze della tecnologia e della ragione non sono certezze. Ci si può perdere.