Il ritorno di Lorenzo Marone
Brontolone, cinico, pigro, bugiardo: è così che si potrebbe descrivere Cesare Annunziata. Come quella volta in cui, per attaccare bottone con la sua futura moglie, si era inventato di possedere...
Rio de Janeiro, 1904. Johan Edward Jansson sbarca in Brasile in qualità di nuovo console svedese. Lui e la moglie Brigitta scelgono come domicilio una piccola stazione balneare lontana dal centro, che si affaccia sull’oceano con una lunga spiaggia bianca e immacolata.
Innamorato di quel luogo, Johan decide di far costruire un castello per la sua famiglia, e così ha inizio il mito di quella che diventerà una delle destinazioni turistiche più apprezzate al mondo, sinonimo di bellezza, esotismo ed eccessi: Ipanema.
Poco più di sessant’anni dopo, tutto è cambiato a Rio: le feste leggendarie, la moda, la fortuna dei Jansson e la mentalità delle nuove generazioni.
Da Brigitta, perseguitata da “voci” nella testa, alla ricca e viziata Laura Alvim, che sogna di fare l’attrice, al padre Álvaro, un medico rimasto vittima dei suoi stessi esperimenti scientifici, la parabola della famiglia Jansson e di chi le gravita intorno rispecchia le trasformazioni dell’intero paese: le dinamiche di ascesa sociale, gli ideali femminili e femministi, la reazione al golpe militare, la crisi.
Mescolando figure storiche e personaggi fittizi, Martha Batalha, considerata una delle nuove grandi voci della letteratura latinoamericana, regala al lettore un romanzo intenso e variopinto che parla di pentimenti, memoria e resilienza, e di come le scelte sbagliate di pochi possono colpire le vite di molti.
A Ipanema c’era un castello. O almeno così dicono.
“Martha Batalha scrive con leggerezza e ironia. Nella miglior tradizione del realismo magico sudamericano.” Il Venerdì di Repubblica
Martha Batalha è nata a Recife nel 1973 ed è cresciuta a Rio de Janiero. Ha lavorato per importanti giornali brasiliani e ha fondato la casa editrice Desiderata. Nel 2008 …