Il ritorno di Lorenzo Marone
Brontolone, cinico, pigro, bugiardo: è così che si potrebbe descrivere Cesare Annunziata. Come quella volta in cui, per attaccare bottone con la sua futura moglie, si era inventato di possedere...
“Noi non siamo né saggi né stolti.”
Una profonda e poetica riflessione sulla convivenza fra gli esseri umani e la natura. Una delle opere letterarie e spirituali più amate del Novecento, seguito postumo del capolavoro Il Profeta. Gibran vi lavorò fino al giorno precedente la sua morte, avvenuta a New York il 10 aprile 1931. Almustafa, l’eletto e l’amato, in cui Gibran adombra se stesso, ritorna alla propria terra natale (il Libano) dopo dodici anni di esilio nella città di Orphalese (New York). E come alla partenza, esaudendo le richieste del popolo, aveva pronunciato i sermoni sugli aspetti principali della vita dell’uomo, così al ritorno in patria egli si rivolge alla propria gente e ai nove che si sono eletti suoi discepoli: nel medesimo ruolo di chirurgo d’anime e con lo stesso tono del dispensiere di saggezza sociale, Almustafa-Gibran sermona ancora sulla vita e sul desiderio, sulle cose inanimate e sul tempo, su Dio e sull’esistenza.
Kahlil Gibran, saggista, narratore, poeta mistico e artista, nasce a Bisherri, in Libano, nel 1883, figlio di cristiani maroniti. Vive con madre e fratelli a Boston tra il 1894 e …