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Caterina detta Cata è una ragazzina di quattordici anni. Vive con la madre in un paese del sud circondato dalla campagna e non lontano dal mare dove trent’anni prima il terremoto ha distrutto il vecchio paese arroccato sulla collina.
È dalla sua voce che ascoltiamo una storia accaduta due anni prima, quando in un’estate afosa lei e i suoi amici Saro e Bice scoprono e la libertà la paura.
Nel corso di una delle loro peregrinazioni tra le macerie del terremoto si imbattono in un uomo dalle sembianze mostruose che scappa non appena li vede. Negli stessi giorni il paese si sveglia con le strade affollate di cadaveri di animali. Mucche, pecore, asini sventrati. Si pensa subito ai branchi di cani randagi che si aggirano nei dintorni. Tuttavia la crudeltà con cui li squartano senza poi mangiarli complica la vicenda. La fantasia dei ragazzi si accende al racconto fatto da Bice di un uomo licantropo che poco prima del terremoto si accaniva con la stessa malvagità contro il bestiame: un fatto inspiegabile fino a quando non venne ritrovata la moglie Anna dilaniata, mentre di lui si sono perse le tracce. Anche il parroco è coinvolto. Le sue dita mozzate ne sono la prova: perché non gli domandano come le ha perse e se è vero che si è rifiutato di redimerlo? Il licantropo potrebbe essere tornato.
Intimoriti ed entusiasti, i tre ragazzi si mettono sulle tracce dell’uomo bestiale intravisto quella sera. In virtù della sua passione scientifica e della supponenza saccente, Saro trova una spiegazione razionale a tutto. Dei tre lui è il più libero, poco controllato dallo zio con cui vive. Bice è molto mutevole nei giudizi, comunque eccessivi. Cata invece combatte con l’ostinazione le crescenti intrusioni della madre e sposa l’irrazionale come un’affermazione di indipendenza. Ciascuno a suo modo, i tre ragazzi troveranno in quella torrida estate la chiave di lettura di una realtà che li fa diventare di colpo grandi.