Il ritorno di Lorenzo Marone
Brontolone, cinico, pigro, bugiardo: è così che si potrebbe descrivere Cesare Annunziata. Come quella volta in cui, per attaccare bottone con la sua futura moglie, si era inventato di possedere...
Nasser Abu Srour, detenuto in una prigione israeliana dal 1993 e condannato all’ergastolo, con questa ode alla libertà ci fa sentire, alta e forte, la voce di una Palestina destinata a “fare a pezzi l’immagine stereotipata che ci vede come un Oriente barbaro, bisognoso di una guida che metta un freno alla sua brutalità e alla sua atavica arretratezza”.
E chiamando a raccolta Mahmud Darwish e i poeti preislamici, ma anche Søren Kierkegaard, Karl Marx, Sigmund Freud e un pizzico di Italia, ci consegna la storia dell’amore per una donna, un amore più potente delle sbarre, delle catene e delle quattro mura di una prigione, perché “quando ami, sei il tuo tempo e sei il tuo spazio, niente ti delimita, niente ti si oppone, prima di te non c’è nulla e non c’è nulla dopo di te”.
Una “lettura scomoda” ma necessaria.
Questa appassionata autobiografia – allo stesso tempo lezione di storia, memorie carcerarie, indagine metafisica e storia d’amore – racconta l’occupazione israeliana, la lotta del popolo palestinese e come le circostanze più difficili possano edificare una persona invece che demolirla.