Oggi si parla molto, in relazione alla riforma della scuola, di formazione professionale e scelte precoci di indirizzo di studio. Per questo sembra opportuno tornare a riflettere su come si formino le competenze in generale, e le competenze professionali in particolare. Il sapere professionale non è l’esito esclusivo di percorsi formali di istruzione, ma il risultato di percorsi diversificati. Si realizza in rapporto al contesto sociale e culturale, alle possibilità proprie e del proprio ambiente, alle opportunità offerte e, soprattutto, alle esperienze in tempi e luoghi diversi, nella scuola e all’esterno della scuola. Nell’ambito di tale processo, il sapere professionale si arricchisce di dimensioni etiche su ciò che il lavoro rappresenta nelle relazioni tra le persone e nel rispetto di fondamentali diritti connessi con il complesso delle relazioni professionali, con il mercato e con le dinamiche dell’organizzazione del lavoro stesso. Il sapere professionale non è dunque un sapere a sé stante, bensì un sapere in continuo e stretto rapporto con tutte le altre forme di conoscenza. È la capacità di rispondere a un insieme di circostanze specifiche, spesso diverse nel corso di una vita lavorativa, facendo ricorso a un insieme generale di conoscenze acquisite e acquisibili in continua evoluzione. Per questo, il sapere può essere la condizione per una maggiore uguaglianza e l’azione educativa può configurarsi, se non viene piegata alle esigenze immediate del sistema produttivo, come risorsa per una maggiore equità e democrazia. Il volume affronta questi temi, partendo dagli studi sulla competenza, per precisare i caratteri della relazione tra conoscenza e competenza, dare conto dei risultati delle importanti indagini nazionali sull’analisi dei fabbisogni di formazione, stabilire una connessione tra risultati degli studi e delle indagini, ai fini della riduzione del divario sociale e culturale nella popolazione italiana.