‟Questa è la sola storia vera che io abbia raccontato fino adesso,” dice Miller nell'epilogo scritto per questo bellissimo racconto. Un'affermazione strana perché si tratta forse della sua unica storia di fantasia pura. Ma Miller chiarisce: ‟I miei personaggi sono tutti reali, presi dalla vita, dalla mia vita, mentre Augusto è l'unico che nasce dal regno della fantasia. Ma che cos'è questo regno della fantasia che ci circonda e assedia da ogni parte, se non la realtà stessa?”. Nella storia di Augusto, il clown geniale e disperato che recita ogni sera ‟il dramma dell'iniziazione e del martirio”, Miller ha voluto parlare del vero artista e del suo faticoso percorso. Il sorriso ai piedi della scala, poetica e geniale biografia immaginaria di clown richiestagli da Fernand Léger, influenzata dai meravigliosi quadri sul circo di Rouault, Miró, Chagall, Seurat e Max Jacob, è stato scritto nel 1947-48, un periodo di trasformazione profonda nell'opera milleriana, negli stessi anni di Plexus e di I libri della mia vita, ed è anche un'introduzione alle opere della maturità.
‟Ai piedi d'una scala tesa verso la luna, Augusto si sedeva in contemplazione, fisso il sorriso, perduti lontano i pensieri. Questa simulazione d'estasi, che egli aveva portato a perfezione, faceva sempre una grande impressione sul pubblico: pareva il sommo della stravaganza.”