Il ritorno di Lorenzo Marone
Brontolone, cinico, pigro, bugiardo: è così che si potrebbe descrivere Cesare Annunziata. Come quella volta in cui, per attaccare bottone con la sua futura moglie, si era inventato di possedere...
“Il romanzo-diario pubblicato nel 1938 è un’autentica miniera di filoni problematici, di motivi filosofici, culturali, stilistici, con un ventaglio quanto mai ricco di allusioni, ammiccamenti, trasposizioni, parodie, pastiches. Una costruzione estremamente composita, a svariati piani, affrontabile sotto molteplici e diverse angolature, certamente anche a causa della continua ‘ambiguità’ (o mediazione) tra filosofia e letteratura.” Franco Fergnani scriveva così nel 1978 a proposito della Nausea di Jean-Paul Sartre, con la chiarezza del maestro capace di illuminare la complessità del pensiero di uno dei più grandi filosofi del Novecento. Un Sartre, quello di Fergnani, allievo ed erede radicale di Heidegger e di Essere e tempo.
Con Antoine Roquentin, il protagonista della Nausea, scopriamo che l’esistenza sfugge a ogni significazione e coincide con l’assoluta presenza. La nausea è il sentimento cosmico che unisce la noia assoluta all’angoscia dell’abisso. E l’abisso è la consapevolezza della caduta nell’irrilevanza da parte di ogni ente nel mondo: la coscienza si avverte vanificata, perché si sente oppressa da fuori e fa esperienza di sé soltanto come corpo. L’ordine del mondo è irrimediabilmente sconvolto.
“Tutto si manifesta come un’eccedenza imbarazzata di sé e stancamente ricascante su se stessa.
La Nausea ricongiunge il carattere dell’angoscia e il carattere della noia assoluta.”
Franco Fergnani (1927-2009) è stato un filosofo e un antifascista. Ha insegnato Filosofia morale all’Università Statale di Milano e ha dedicato la sua ricerca al marxismo critico e all’esistenzialismo, scrivendo …