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“Fai come l’erba della steppa: quando ci passa su il vento si piega e si rialza quando è andato. Non opporti, piegati, finché viene la stagione per partire. Chi non si piega viene spezzato alle radici, come il kuraj, e il vento lo trascina dove vuole. Il kuraj non ritorna al luogo dove il vento l’ha strappato, ma noi, io e te, torneremo.”
La piccola Naja viene sospinta dalle steppe dell’Uzbekistan alla Germania del dopoguerra come da un vento fatale. Suo padre Ul’an l’ha affidata all’ufficiale tedesco Gunter Berger con il quale ha combattutola Russia di Stalin insieme a molti altri nomadi tunciàn, convinti di avere in comune coi nazisti uno stesso nemico. Alla voce narrante di Naja è affidato il racconto delle sue peripezie di bambina e di donna alla ricerca di un posto nel mondo, ma anche del mitico passato dei tunciàn, gli ultimi nomadi, nonché la memorabile ricostruzione corale della disfatta tedesca in Russia. Dominando con sapienza una mole straordinaria di eventi, di personaggi, di vite che si intrecciano l’una con l’altra, Silvia Di Natale scrive un romanzo che parla di guerra e di pace, di popoli ed eserciti in fuga, di uomini spazzati via dalle tempeste della Storia, di sentimenti che resistono, di tanti uomini e donne che non dimenticano. E che non si dimenticano. Numero di caratteri: 936.416
Silvia Di Natale nasce a Genova nel 1951 e si trasferisce nel 1975 in Germania, prima a Monaco, dove insegna nei corsi per lavoratori italiani ed è assistente alla cattedra …