Il ritorno di Lorenzo Marone
Brontolone, cinico, pigro, bugiardo: è così che si potrebbe descrivere Cesare Annunziata. Come quella volta in cui, per attaccare bottone con la sua futura moglie, si era inventato di possedere...
Senza perdere la fede in una società migliore, in un’utopia ragionevole di un mondo più giusto e più degno di essere abitato, e senza dimenticare che occorre prendere sul serio il mondo come è, per non cadere nell’errore fatale della ricerca perenne della società perfetta, le nove lezioni qui raccolte accettano la sfida che il processo dilagante della globalizzazione lancia anche nell’ambito apparentemente astratto della filosofia politica, imponendole un ripensamento dei propri criteri di base e delle proprie nozioni. Le teorie della politica si sono fin qui iscritte nel quadro, stabile e immunizzato rispetto all’incertezza, di comunità politiche chiuse e definite da confini. È proprio questo quadro, in cui riconosciamo le cose che ci sono familiari, le istituzioni e gli assetti che definiscono le democrazie costituzionali, che sembra essere alterato e trasformato dalla globalizzazione. Il contributo che Veca apporta al dibattito teorico internazionale sul tema della possibilità di una teoria della giustizia senza frontiere pone anche questioni che riguardano le sorti dell’agire politico, in particolare le sorti della tradizione di sinistra di cui si riconosce erede. La bellezza e gli oppressi è una dichiarazione di fedeltà alle esigenze di coerenza e limpidezza del pensiero e anche di lealtà da parte di chi non rinuncia a combattere le oppressioni del mondo.
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