Barney Thomson di mestiere fa il barbiere e vive nella piovosa Glasgow. Niente della sua vita lo soddisfa: goffo e indolente, lavora in una squallida bottega assieme al proprietario Wullie Henderson e al giovane Chris Porter che tutti i clienti gli preferiscono anche perché - contrariamente a lui - sanno parlare di calcio, e ha una moglie, Agnes, che a lui antepone le soap opera. Per Glasgow intanto si aggira un serial killer che fa a pezzi le sue vittime, e tanto l'ispettore capo Holdall quanto il suo collega Robertson brancolano nel buio. Barney, chiuso nel suo rancore, medita nei confronti dei due colleghi pensieri omicidi ma può confessarli solo all'anziana madre Cemolina, l'unica che lo comprende e per di più lo incoraggia. Poi, quando Wullie gli comunica di volerlo licenziare, ecco che per fatalità scivola e cade sulle forbici di Barney e muore. Barney si rivolge di nuovo alla madre per far sparire il cadavere, e così scoprirà che non è la prima volta per lei… Nel frattempo le cose si mettono al meglio: Barney subisce una metamorfosi sul piano caratteriale e professionale, si guadagna il favore dei clienti e pare allontanarsi da lui ogni sospetto, eccetto che da parte di Chris. Poi anche il secondo collega muore per un incidente mentre cerca di far confessare Barney. Sarebbe l'occasione buona per far ricadere ogni colpa su di lui, se non fosse per la polizia che ha cominciato a capire. Una nuova fatalità tuttavia arriva insperatamente in soccorso del barbiere… Lindsay scrive un noir ironico, grottesco e paradossale, che svela la natura pluriomicida celata dietro i personaggi più insospettabili, in una Scozia dove le uniche certezze restano il calcio e la pioggia. In una bottega dove più che orrori e crimini volontari si manifestano errori fatali e gesti involontari.
‟La vita di Barney ha subito un mutamento profondo, lui sa che sta accadendo e non c'è possibilità di evitarlo. Prova a dirsi che è questo che voleva, che stava progettando di uccidere comunque Wullie, ma nel profondo sa che non ne sarebbe mai stato capace, se il destino non gli avesse forzato la mano. E ora ricorre a sua madre. A quarantasei anni la stessa soluzione ai suoi problemi di quarantacinque anni prima…”