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“Quando un rivoluzionario non è un poeta finisce per essere un dittatore o un burocrate”
Nelle affollate sale del ristorante Coupole di Parigi uno scrittore cerca di convincere il suo editore, Vacca Sacra, dell’importanza del proprio romanzo. Così glielo descrive: “è un contrappunto fra un guerrigliero e un ex guerrigliero. Sotto un altro punto di vista, un conflitto fra due uomini che devono scegliere fra l’Amore e la Rivoluzione. Al termine della loro vita entrambi credono che l’altro abbia scelto il meglio”. Prosegue poi a narrargli le vicende di Santiago e Nicolás, guerriglieri peruviani dal destino opposto. Il primo ha scelto di vivere a Parigi e assaporare l’amore con Marie-Claire, rinunciando agli ideali. Nicolás Centenario invece l’innamorata l’ha abbandonata per la battaglia e, ora comandante, rivive le proprie gesta mentre sta tentando la fuga dalla prigionia. L’impegno politico e la passione per una donna s’inseguono intrecciandosi, dal mondo parigino a quello amazzonico, dal mondo immaginario a quello reale, facendo sì che il lettore sia coinvolto dal dubbio che infine attanaglia i due personaggi: una rivoluzione può tradire, o essere tradita, proprio come una donna. Rimasta l’ultima opera di Scorza dopo la sua improvvisa scomparsa nel 1993, La danza immobile è anche il testamento, letterario e politico, di uno degli scrittori latinoamericani più letti in tutto il mondo.
Manuel Scorza, poeta e romanziere, tra i massimi del Perù, è nato a Lima nel 1928. A vent’anni costretto all’esilio, fece ritorno in patria con la fine della dittatura, ma …