Il ritorno di Lorenzo Marone
Brontolone, cinico, pigro, bugiardo: è così che si potrebbe descrivere Cesare Annunziata. Come quella volta in cui, per attaccare bottone con la sua futura moglie, si era inventato di possedere...
“Con Maria Brasca si celebra una ribellione femminile che non teme di sfidare il pubblico ludibrio.” Gad Lerner
La Maria Brasca è un’operaia di calzificio, vive con la sorella e il cognato nella Milano industriale del secondo dopoguerra, ha ventisette anni e da sempre è disposta a tutto pur di ottenere ciò che vuole, anche ad affrontare i pettegolezzi della gente. E cosa vuole la Maria Brasca? Vuole il “suo” Romeo, il Camisasca, più giovane di lei, fannullone e delinquentello. Lo vuole a ogni costo, per metter su casa con lui, sposarsi, avere figli. È convinta di avere l’energia per rimettere in sesto quel poco di buono, facendogli da moglie e anche da madre se necessario. Perché, si sa, da un fannullone è difficile cavar qualcosa di buono. Rappresentazione memorabile di figura femminile intraprendente e volitiva ma non priva di fragilità, La Maria Brasca è un dramma teatrale, scritto da Giovanni Testori nel 1959 e andato in scena al Piccolo Teatro di Milano nel marzo del 1960, con la regia di Mario Missiroli e con la straordinaria, indimenticabile interpretazione di Franca Valeri nei panni dell’emancipata e sfrontata protagonista. Lontana dai virtuosismi linguistici e poetici delle opere in dialetto e dalla poesia sofferta dell’ultima parte della produzione dell’autore, quest’opera mette in scena, grazie ai suoi impareggiabili dialoghi brillanti e serratissimi, una vitalità gioiosa e dirompente, consapevole ma non arresa alle difficoltà dell’esistenza.
Giovanni Testori (Novate Milanese, 1923 - Milano, 1993), critico d’arte, poeta, autore teatrale e romanziere, è stato tra le personalità intellettuali più complesse e importanti del secondo Novecento. Tra anni …