Il ritorno di Lorenzo Marone
Brontolone, cinico, pigro, bugiardo: è così che si potrebbe descrivere Cesare Annunziata. Come quella volta in cui, per attaccare bottone con la sua futura moglie, si era inventato di possedere...
Come riconoscere le false verità che ci dividono in tribù
Chi sei?
È una domanda legata a un’altra domanda: cosa pensi di essere? Un genere. Una religione. Una razza. Una nazionalità. Una classe. Una cultura. Queste etichette producono identità collettive. Formano i contorni del senso che abbiamo di noi stessi e il perimetro del mondo che ci circonda. Eppure, sono piene di contraddizioni e di falsità.
Tutti sappiamo che le identità portano conflitti. Ma Kwame Anthony Appiah dimostra qualcosa di più profondo e insidioso: sono i conflitti a creare le identità. La religione è innanzitutto una manifestazione del potere e non della fede. La razza, che oggi occupa lo spazio pubblico e pervade il linguaggio, è un residuo scellerato del Novecento. Il nostro concetto di sovranità nazionale è instabile e poco coerente. L’idea stessa dell’Occidente è un ideale vuoto.
Appiah è nato a Londra, è cresciuto in Ghana e oggi vive negli Stati Uniti, dove è considerato nero. Con una esplorazione della storia e della natura delle identità che ci definiscono, decostruisce le etichette di cui ci serviamo per capire chi siamo, e che tuttavia possono trasformarsi in strumenti di discriminazione e di abuso del potere.
“Se vogliamo vivere insieme in concordia e armonia, una discussione attenta ed equilibrata su questioni che ci coinvolgono nel profondo dell’anima è fondamentale.”
Religione, nazionalità, colore della pelle, classe sociale e cultura.
Le identità collettive hanno tutte qualcosa in comune: nascono da un conflitto.
Così esageriamo le differenze tra noi e gli altri per difenderci da chi è diverso.
Kwame Anthony Appiah vive a New York. Insegna Filosofia alla NYU ed è editorialista del New York Times. Tra i suoi libri, in Italia è stato tradotto Cosmopolitismo (2007). Per …