Muna ha diciotto anni e vive a Jüris, una piccola città della Ddr. Abita con sua madre, attrice del teatro comunale che, dopo la morte del marito, annega nell’alcol il dispiacere di vivere. Mentre sogna di raggiungere Berlino, Muna frequenta come tirocinante la redazione della “Voce del popolo”, la rivista ospitata nell’appartamento di Noah Klein. Tra i vecchi scaffali della rivista si beve vino rosso e cola, ci si rimpinza di patatine, si raccontano barzellette.
Un giorno compare in redazione l’addetto alla fotografia. Magnus ha occhi azzurri e una ruga di rabbia tra le sopracciglia. È l’uomo più bello che Muna abbia mai visto. Una sera, Magnus l’accompagna in bicicletta e sale nel suo appartamento. L’indomani le dice che starà via tre settimane e scompare. Scompare per anni così come scompare la Ddr, sprofondata di colpo nel nulla, insieme con il Muro.
Tra Berlino e Vienna, tra relazioni fugaci e attenzioni indesiderate, Muna conduce la sua esistenza di giovane universitaria. Finché Magnus non ricompare per diventare la sua ragione di vita e… il suo inferno. Muna naufraga nella devozione a un uomo anaffettivo, in un rapporto fatto di continui ricatti, di sottili denigrazioni, di aggressività e manipolazione psicologica. Un rapporto in cui precipita senza alcuna possibilità di liberazione.
Accolto con grande favore dalla critica e dal pubblico in Germania, La metà della vita non racconta semplicemente la storia di un amore tossico. Muna è, nelle sue pagine, un’icona delle donne nelle quali vive “una combinazione di illusioni tranquillamente alimentate dall’egoismo e di dedizione sacrificale all’oggetto d’amore” (“Süddeutsche Zeitung”). La maestria con la quale Terézia Mora descrive l’isolamento brutale, la negazione della realtà e il coraggio con cui Muna mantiene la speranza di un amore diverso da tutti consegna alla narrativa contemporanea uno dei personaggi femminili più profondi e inquietanti degli ultimi anni.
“Vi sembrerà familiare questa donna.” Süddeutsche Zeitung
“Una tragedia femminile che diventa grande letteratura.” Ulrich Rüdenauer
“Quando l’amore (presunto) rende la vita un inferno. Il grande romanzo di Terézia Mora… Un libro tanto straziante quanto necessario.” Dagmar Kaindl, Buchkultur
“Una prosa che penetra in profondità, sottile e concisa, senza false simpatie o levate di scudi. Ed è qui che risiede la gigantesca forza d’attrazione di questa storia, che emoziona, che turba. Non si riesce a staccarsene.” Silke Arning, SWR2
“Completamente privo di didascalismo e di messaggi, questo romanzo colpisce come una ‘bestia inquietante’ di cui non si conosce il nome… Come un cristallo tagliato più volte, che rifrange la luce in modo diverso, offre riflessi sempre diversi e abbaglianti.” Ijoma Mangold, Die Zeit