Il ritorno di Lorenzo Marone
Brontolone, cinico, pigro, bugiardo: è così che si potrebbe descrivere Cesare Annunziata. Come quella volta in cui, per attaccare bottone con la sua futura moglie, si era inventato di possedere...
di Etgar Keret
La notte in cui morirono gli autobus è una raccolta che comprende ventiquattro brevi e brevissimi racconti, in cui la fa da padrone l’assurdo, in situazioni “limite” in cui non è mai chiaro chi sia la vittima e chi il carnefice, con finali aperti a molteplici considerazioni, anche di tipo morale.
Molti di questi racconti sono ambientati a scuola o hanno per protagonisti dei bambini, quasi mai in grado di decifrare il mondo in cui vivono, un po’ per la loro giovane età, ma anche perché nessun adulto è in grado di fornire alle loro domande risposte appropriate e convincenti.
Paradossale e astratta, amara, ironica ma anche qua e là melanconica, la scrittura di Keret è una voce autentica che illumina di senso la realtà quotidiana israeliana, sempre sospesa sull’orlo di una guerra sorda e strisciante. I protagonisti dei suoi racconti infatti nascono lì. Gomito a gomito con una realtà surreale fatta di attentati, di missili che piovono improvvisi, infiniti muri che si erigono nello spazio di poche settimane.
“All’inferno mi misero in un recipiente di acqua bollente, mentre trasmettevano tutto quello che succedeva in paradiso”
Etgar Keret (1967) è tra i più popolari autori israeliani contemporanei. I suoi libri, tradotti in quarantadue lingue, come i suoi film e le sue sceneggiature, gli sono valsi molti …