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“L’incrocio privato di una famiglia sullo sfondo di un mondo in piena rivoluzione.” La Repubblica
Estate del 1882, la Belle Époque è alle porte, il cinema sta per essere inventato ed Eugenia, che tutti chiamano Genia, non fa che chiedersi come mai suo padre, Carlo Menabrea, abbia insistito perché fosse proprio lei, la sua secondogenita, ad accompagnarlo in montagna. E soprattutto perché, raggiunta la vetta, al cospetto dei Giganti del Monte Rosa, abbia voluto che lei, a soli sei anni, assaggiasse la birra. Fra amori, gelosie, gloria e cadute – e un destino che, come una valanga, colpisce sempre nello stesso punto –, solo più tardi Genia intuirà ciò che suo padre le aveva taciuto: quel sorso di birra era un rito iniziatico. È lei la prescelta, l’erede designata per portare avanti la tradizione di famiglia cominciata trent’anni prima dal padre di Carlo, Giuseppe, walser di Gressoney, che, come i suoi antenati, valicava a piedi i ghiacciai per commerciare lana e prodotti di artigianato in Svizzera, e che un giorno ha deciso di cambiare rotta e di puntare tutto su una bevanda, la birra. Quella scommessa ha portato alla famiglia Menabrea la fortuna che possiedono, ma ora nessuno vuole fare affari con una donna. Genia dovrà, con l’aiuto della madre, diventare un Gigante, come suo padre e suo nonno e come le montagne ai piedi delle quali sono cresciuti tutti loro.
Grazie a un accurato lavoro di ricerca, Francesco Casolo ha costruito un’appassionante saga familiare, epica e intima al tempo stesso, in cui le donne si ritagliano il proprio spazio nella storia con determinazione e coraggio.
Francesco Casolo (Milano, 1974) è docente di Storia del cinema presso l’Istituto Europeo di Design (Ied). Insieme ad Alì Ehsani, ha scritto Stanotte guardiamo le stelle (Feltrinelli, 2016), tradotto in …