Antonio Albanese racconta il suo primo romanzo.
"Il desiderio di scrivere questo romanzo arriva da molto lontano, dal ricordo sbiadito di uno zio che, quando ero bambino, mi raccontò la sua fuga da un campo di...
Palermo, 1600. Viciuzza vive in condizioni di grande miseria: non ha una madre che le voglia bene, e se nel piatto le arriva qualche fava per farci una purea è per grazia ricevuta. Ma non c’è privazione che possa intaccare il suo candore, e questo le è valso il soprannome di Babbasuna. Per sua fortuna, a farle da angelo custode ci pensa l’amica Rosalia, che in realtà è l’incarnazione dell’omonima Santa amata dal popolo, dai capelli d’oro e un dolce profumo di rose. Tra le due ragazze nascerà un’amicizia inossidabile, che le accompagnerà lungo i terribili anni della peste palermitana. Attorno a loro si muovono figure eccentriche e irresistibili, come le suore Mano destra e Mano sinistra, infaticabili aiutanti di padre Cascini, impegnato nell’”ideuzza” di ricollegare la genealogia di Santa Rosalia a Carlo Magno con l’aiuto del pittore fiammingo Van Dyck; o come la pittrice Sofonisba Anguissola, che accoglie nel suo studio Viciuzza e la trasforma in una donna fatta e finita. Giuseppina Torregrossa scrive un romanzo vivacissimo e pieno di ironia, dove Palermo diventa un crocevia di macchinazioni, fra spiritualità, amicizie, arte e potere.
“Rosalia era una ragazza bellissima, la pelle bianca, gli occhi turchesi. Arrivava preceduta da un intenso profumo di rosa.”
Giuseppina Torregrossa è nata a Palermo. Madre di tre figli, vive tra la Sicilia e Roma. Tra i suoi libri ricordiamo Il conto delle minne (2009, tradotto in dieci lingue), …