Il ritorno di Lorenzo Marone
Brontolone, cinico, pigro, bugiardo: è così che si potrebbe descrivere Cesare Annunziata. Come quella volta in cui, per attaccare bottone con la sua futura moglie, si era inventato di possedere...
“È la storia d’un drammatico smarrimento: reso da una scrittura precisa, tagliente” Ermanno Paccagnini, Corriere Della Sera
“Nel petto, qualcosa è incastrato come una tagliola.” Per fuggire, quel qualcosa – che poi è il cuore – può soltanto esplodere. C’è una crudeltà anche nel liberarsi, anche nel crescere.
Lo scopre presto Ester, intrappolata nell’adolescenza, in una provincia indolente, in una casa in cima a una scalinata che ha una stanza al piano di sopra, dove suo padre vive immobile da quando lei aveva cinque anni. Ora di anni lei ne ha quindici e per quel silenzio affilato, spaventoso, per la soglia di quella stanza che non riesce a varcare, se non quando il padre è sprofondato nel sonno, per la madre rassegnata, per l’amica cui può raccontare tutte le storie, ma non l’unica che importi, Ester cerca, senza quasi saperlo, un gesto che spezzi l’incantesimo, che faccia esplodere il presente immobile e i frammenti di un passato che non tornerà. Anche se ha paura. Anche se la luce di fuori può ferirla.
Rosella Postorino definisce in questo romanzo d’esordio il campo della sua letteratura, le ossessioni che saranno condensate nel fortunato Le assaggiatrici – la cattività, il corpo come linguaggio e principio d’interpretazione della realtà –, con uno stile quasi compresso, che si muove sul crinale che separa la fragilità dalla rabbia, dal bisogno di cambiare il mondo, cambiando prima di tutto noi stessi.
Rosella Postorino (Reggio Calabria, 1978) è cresciuta in provincia di Imperia, vive e lavora a Roma. Ha esordito con il racconto In una capsula, incluso nell'antologia Ragazze che dovresti …