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Economia, politica e società in Italia dopo il miracolo economico. Annale LI (2016-2017)
L’approdo mancato è un concetto che Mario Pirani propone nel 1991 in un testo pubblicato sulla rivista “Il Mulino”. Tre le occasioni mancate su cui Pirani invitava a riflettere – l’elettronica, il nucleare, la distribuzione petrolifera – sostenendo che se avessimo colto queste opportunità saremmo pervenuti a un approdo giapponese.
Franco Amatori riprende questa suggestione e propone di intendere, con questa espressione, approdo alla frontiera dell’economia mondiale.
Era un fatto scontato che l’Italia, giunta alla fine del secolo scorso al quinto posto nel mondo per ricchezza prodotta annualmente, dovesse arretrare, così com’era inevitabile che subisse i rigori della crisi scoppiata negli Stati Uniti nel settembre del 2008.
L’avvento della globalizzazione e l’ascesa dei cosiddetti Brics, in particolare della Cina, fanno sì che l’Italia non possa mantenere le sue posizioni. Allo stesso tempo, l’enorme massa dei titoli tossici non poteva non avere effetti sull’economia già gravata da un debito pubblico fra i più alti del mondo. Tuttavia, questi veri e propri uragani sarebbero stati affrontati in modo ben diverso se l’apparato economico e, in particolare, industriale italiano fosse stato di maggiore consistenza; se il paese avesse potuto avvalersi di una grande industria chimica, elettronica, automobilistica; se avesse avuto una più vasta diffusione delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, se fosse stato più autonomo dal punto di vista energetico.
La storia la si comprende se si studiano “come sono realmente andate” le cose. E tuttavia la questione rimane: Che cosa sarebbe accaduto se lo snodo del post miracolo economico (fine sessanta/ settanta) avesse prodotto un esito diverso?