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“Hanno approfittato tutti, quand’ero ragazzo. E anche dopo. Siccome ero bello. Cosa credi che piacessi solo a te?”
Terzo capitolo del ciclo testoriano de I segreti di Milano, questa opera teatrale scritta nel 1960 fin da subito è andata incontro a una vicenda particolare. Venne censurata, prima ancora di essere messa in scena, per la presunta oscenità dei temi trattati. L’immediato blocco della sua rappresentazione – per la regia di Luchino Visconti – venne ordinato dallo stesso giudice che aveva già censurato il film Rocco e i suoi fratelli, anch’esso diretto da Visconti. In realtà quella teatrale era una versione dell’Arialda già sottoposta a una serie di tagli preventivi, che edulcoravano i temi “sovversivi” presenti nel lavoro di Testori. Protagonisti della trama, una vera e propria tragedia plebea – come sempre nella tradizione testoriana –, sono Arialda, camiciaia zitella, il fratello omosessuale Eros, tenero innamorato di Lino, e Gaetana, una “spiantata terrona”. La vicenda, che per la prima volta nel panorama culturale italiano poneva al centro la legittimità dell’amore omosessuale, non poteva che scontrarsi con la mentalità di un Paese ancora bigotto che con fatica cercava di diventare moderno. Già allora, l’editore che pubblicò il lavoro di Testori fu Feltrinelli.
Giovanni Testori (Novate Milanese, 1923 - Milano, 1993), critico d’arte, poeta, autore teatrale e romanziere, è stato tra le personalità intellettuali più complesse e importanti del secondo Novecento. Tra anni …