Il ritorno di Lorenzo Marone
Brontolone, cinico, pigro, bugiardo: è così che si potrebbe descrivere Cesare Annunziata. Come quella volta in cui, per attaccare bottone con la sua futura moglie, si era inventato di possedere...
“Ha pagine molto belle sulla sensibilità estetica dell’epoca” Umberto Eco
Questo straordinario affresco della società franco-borgognona dei secoli xiv e xv continua a rimanere, a cento anni dalla sua apparizione, punto di riferimento imprescindibile per studiosi e lettori di tutto il mondo. Fu una “scintilla spirituale”, in un periodo in cui l’autore nutriva grande ammirazione per l’arte dei fratelli Van Eyck, a spingerlo a scrivere del Tardo Medioevo come crepuscolo di qualcosa che stava svanendo e si stava nel contempo rinnovando, evidenziando in tal modo una linea di continuità tra Medioevo e Rinascimento: “Il rapporto tra il nascente Umanesimo e il declinante spirito del Medioevo è molto meno semplice di quanto siamo portati a credere”. Da questa straordinaria sintesi di erudizione e capacità affabulatoria, di fonti letterarie e arti figurative emergono donne e uomini, più o meno celebri, che vogliono sopravvivere alla durezza dell’esistenza cercando un senso in nuove forme di vita e di pensiero, in esperienze sia intellettuali e artistiche sia quotidiane e banali. Huizinga riassume tale aspirazione a una vita migliore mediante l’analisi approfondita e appassionata di temi quali la religione cristiana, l’ideale cavalleresco o monastico, l’onore e il coraggio, l’amore e l’erotismo, la bellezza, la vita, la morte. Un’opera che può essere letta anche come una conferma delle radici culturali comuni a tutti gli europei, radici che l’uomo Huizinga difese strenuamente prima contro gli ipernazionalismi dell’epoca e poi contro il nazismo.