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“All’inizio del Novecento la parola ‘Medio Oriente’ non esisteva”
Il Cairo, autunno 1914: l’archeologo Thomas Edward Lawrence entra a lavorare nei servizi d’intelligence britannici. In breve, i comandi militari di stanza in Egitto si accorgono delle sue eccezionali capacità. È l’inizio di una saga che nel giro di qualche anno trasformerà il giovane e sconosciuto sottotenente gallese nell’epica figura di Lawrence d’Arabia. La sua è una missione ai limiti dell’impossibile: avvicinare i capi arabi (a cominciare dall’emiro Feisal) e convincerli a scatenare la guerra per bande contro i turchi nella penisola arabica e nella Mezzaluna fertile. Tra il 1916 e il 1918 la “rivolta nel deserto” si estende a macchia d’olio in tutta l’area, la svolta decisiva che provoca la sconfitta dell’Impero ottomano nel corso del primo conflitto mondiale. Ma Gran Bretagna e Francia, gli imperi coloniali più potenti dell’epoca, usciti vittoriosi dalla Grande guerra, non mirano affatto all’indipendenza degli arabi. Al contrario, il patto Sykes-Picot (1916) e le conferenze di Sanremo (1920) e del Cairo (1921) assicureranno a Londra e a Parigi nuove forme di dominio politico, militare ed economico sugli immensi territori che si estendono tra il Mediterraneo, il Golfo Persico e il Mar Rosso. Prende così forma l’“invenzione” del Medio Oriente, ovvero la causa principale del disastro geopolitico a cui assistiamo anche al giorno d’oggi. Oltre ogni mito e leggenda.
Fabio Amodeo (1945-2016), giornalista e scrittore, ha lavorato in vari quotidiani e periodici italiani. È stato docente di Storia della fotografia all’Università di Trieste. Ha pubblicato: Il gatto (Mondadori, 1991), …
Mario José Cereghino si occupa di archivi statunitensi e britannici. Ha pubblicato Che Guevara Top Secret (con Vincenzo Vasil; Bompiani, 2006), Tango Connection (con Giuseppe Casarrubea; Bompiani, 2007), La fine …