Il ritorno di Lorenzo Marone
Brontolone, cinico, pigro, bugiardo: è così che si potrebbe descrivere Cesare Annunziata. Come quella volta in cui, per attaccare bottone con la sua futura moglie, si era inventato di possedere...
Comincia a Milano in un grande armadio a muro, nell’appartamento di via Plinio 6, il pellegrinaggio di Alberto Scerbanenko nei faldoni della corrispondenza, nelle pile di dattiloscritti e nei mucchi di copie di romanzi pubblicati e qualche volta inediti del padre. Una ricerca labirintica delle ragioni delle parole con cui, su un pezzo di carta scritto tra il 1937 e il 1938, Giorgio Scerbanenco profetizzò la propria morte.
Quello di suo figlio è un viaggio struggente e avventuroso attraverso la memoria, la storia e le trame uniche inventate da un padre di cui scopriamo non una, ma cinque vite. Vite ambientate a Kiev, a Roma, a Milano e poi in esilio in Svizzera dal 1943 sino alla fine della guerra. Per guadagnarsi da vivere, Giorgio Scerbanenco ha fatto molti mestieri, è entrato nel mondo dell’editoria, ha collaborato con importanti quotidiani e ha diretto i periodici femminili “Bella” e “Novella”. I suoi romanzi l’hanno rivelato come uno dei più grandi narratori di genere, con le sue storie di traffici oscuri e di morti ammazzati, di vicende umane dure e disperate che hanno ispirato il miglior cinema italiano, da Milano calibro 9 a I ragazzi del massacro.
In questo libro Alberto ritrova l’uomo, l’esule o forse la spia. Il padre.
Una vita straordinaria e frammentata, ricostruita da un figlio alla ricerca del segreto dell’inventore di Arthur Jelling e Duca Lamberti.
Alberto Scerbanenko vive tra Milano e Zurigo. Per Feltrinelli ha pubblicato Le cinque vite di Giorgio Scerbanenco (2019).