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“Quando Domeneddio fa nascere una bella donna, il Diavolo, in risposta, fa nascere l’imbecille che la manterrà”

“Jules-Amédée Barbey d’Aurevilly fu dandy, cattolico e legittimista proprio nei tempi in cui questi tre modi di essere potevano a buon diritto dirsi passati di moda. E lo fu con un’intransigenza tale da lasciar dubitare che a sorreggere la sua convinzione partecipasse in misura niente affatto indifferente il piacere di contraddire, di non uniformarsi alle ‘idées reçues’ dei suoi giorni, il che varrebbe forse a spiegare il suo amore per l’eccezionale, la sua tesa e instancabile ricerca del grandioso nel bene come nel male, il continuo e trasparente desiderio di sorprendere, quando non addirittura di ‘épater’ – di sconvolgere – un lettore assunto sempre in una duplice veste di complice e tuttavia di nemico.” Compongono Le diaboliche sei racconti in cui persone assolutamente perbene diventano, davanti agli occhi del lettore, emanazioni maligne dedite solo al soddisfacimento dei loro piaceri.

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Jules-Amédée Barbey D'Aurevilly

Jules-Amédée Barbey d’Aurevilly (Saint-Sauveur-le-Vicomte, 1808 - Parigi, 1889) deve la sua fama letteraria alla maestria con la quale, in perenne bilico fra psicologia e soprannaturale, esplorò i misteri dell'animo umano …

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