Antonio Albanese racconta il suo primo romanzo.
"Il desiderio di scrivere questo romanzo arriva da molto lontano, dal ricordo sbiadito di uno zio che, quando ero bambino, mi raccontò la sua fuga da un campo di...
“Ma è proprio vero che questo matrimonio è stato una forzatura?”
Uscito nel 1920, L’età dell’innocenza vale alla sua autrice, Edith Wharton, il premio Pulitzer: sarà la prima donna a vederselo assegnare. Il libro è una critica spietata alla convenzionalità dell’alta società newyorchese: una vera aristocrazia immobiliare in cui le famiglie sono le stesse da generazioni, le donne un ornamento e gli uomini non fanno nulla neppure quando fingono di andare in ufficio. I ricchi personaggi dell’Età dell’innocenza vivono tutti nello stesso quadrilatero di strade, e d’estate si spostano tutti quanti a Newport. Sono sempre insieme, sono privilegiati e severi al contempo, e non concepiscono l’esistenza di un mondo fuori dal loro. Il mondo, ovviamente, progredisce, cambia e rischia di lasciarli indietro. Ai cancelli della vecchia New York premono l’aristocrazia imprenditoriale e bancaria – i Morgan, i Lehman, i Guggenheim –, gli operai migrati dall’Europa e soprattutto stili di vita dinamici e aggressivi. Il protagonista del romanzo, Newland Archer, è un giovane raffinato che nella prima parte vediamo emanciparsi lentamente dai valori della vecchia New York ma che poi si trova costretto a sposare una donna che non ama assolutamente. L’età dell’innocenza è un romanzo avvincente e sofisticato che sa trasportarci nel luogo dell’origine della bugia romantica, là dove il nostro io si affanna a mantenere il rispetto di sé con fantasie consolatorie.