Il ritorno di Lorenzo Marone
Brontolone, cinico, pigro, bugiardo: è così che si potrebbe descrivere Cesare Annunziata. Come quella volta in cui, per attaccare bottone con la sua futura moglie, si era inventato di possedere...
“Il mondo mi affascinava e in un momento di distrazione diedi ascolto alla sua voce di sirena”
Accattivanti e tenere, sensuali e disperate, le lettere che Emily Dickinson, prima ragazza e poi donna, ci ha lasciato sono le tessere luminescenti e screziate con cui è possibile oggi tentare di ricostruire il mosaico della sua esistenza e della sua figura. Rappresentazione resa finora incerta da una sorta di vocazione alla solitudine, una specie di solipsismo congenito e apparente che fece di lei, negli anni in cui visse, a margine del Rinascimento americano, una figura di eccezionale, insospettata statura. Per diventare poi in pieno Novecento la figura simbolo della donna forte, colta, moderna e disperatamente sola. O volutamente tale. Eppure seducente, allusiva, maliziosa. Un viaggio nell’universo e nei sentimenti più reconditi della grande poetessa americana, nella cura della più importante studiosa italiana della sua poetica.
Emily Dickinson (1830-1886) nacque e morì ad Amherst (Massachusetts), dove visse nella grande casa paterna, la Homestead, in reclusione volontaria dal 1866. Di lei come persona si sa pochissimo …