Il ritorno di Lorenzo Marone
Brontolone, cinico, pigro, bugiardo: è così che si potrebbe descrivere Cesare Annunziata. Come quella volta in cui, per attaccare bottone con la sua futura moglie, si era inventato di possedere...
di Franz Kafka
“Si sono guardati e amati dalle due parti dello stesso precipizio chiamato ‘vita’.”
Antonio Moresco
Nel 1920 Franz Kafka conosce Milena Jesenská. Sono a Praga insieme ad amici, e lui le chiede di tradurre in ceco i suoi racconti. Da allora, e per i successivi tre anni, quello che era nato come un rapporto lavorativo si trasforma in un sentimento profondo e vorticante. Raccolta di lettere che si legge come un romanzo d’amore, questa corrispondenza – di cui ci è giunta solo la metà scritta da Kafka, mentre le lettere di Jesenská sono andate perdute – apre a una prospettiva inedita sull’interiorità dello scrittore praghese, il cui genio e la cui personalità Milena ha saputo leggere e riconoscere. Lei è stata, come lui ha scritto, il coltello con il quale ha frugato dentro se stesso. Seguiamo, lungo lo scambio, il decorso della tubercolosi e le manifestazioni sempre più tangibili della psiche sofferente di Kafka: le sue missive si fanno via via più erratiche e controllate al tempo stesso, dominate dall’ansia, dal desiderio, dall’impotenza e dalla disperazione. A oltre un secolo di distanza, queste lettere rimangono, a testimoniare un rapporto commovente e tormentato, ma anche traboccante di vita e di umorismo. Uno sguardo privilegiato nell’animo di uno dei maggiori autori del XX secolo.
Franz Kafka nasce a Praga nel 1883 da una famiglia di commercianti ebrei. Compiuti gli studi in giurisprudenza nel 1908 trova lavoro presso un istituto di assicurazioni. Figura tormentata e …