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Quali possono essere i frutti dell’immaginazione filosofica nel mondo globalizzato, meticcio e inquieto? Per scoprirlo questo volume saggia in dodici capitoli molteplici percorsi di ricerca, problematiche ed esperienze. Nel ripercorrere idealmente gli snodi fondamentali della propria ricerca, Salvatore Veca fa emergere dalla varietà delle questioni affrontate, come filo conduttore, il passaggio dalla meditazione sull’incertezza alla base delle domande di teoria all’idea dell’incompletezza delle risposte cui le congetture filosofiche possono giungere. La riflessione spazia così in temi e ambiti di natura variegata, passando dalle ragioni della scarsità di scrittura aforismatica in filosofia al pensiero di uno dei massimi filosofi della seconda metà del Novecento, quale è Bernard Williams, a una rilettura dell’eredità del pensiero marxiano e delle certezze dell’ideologia marxista, sino al gioco dei perché fatto con i bambini che costituisce un’introduzione al piacere dell’indagine. Veca si sofferma poi sul ruolo della cultura, concepita in una prospettiva illuministica e democratica, e indica alcuni potenziali modelli di libertà intellettuale e di rigore scientifico (in pensatori come Giulio Preti o in istituzioni culturali quali la Fondazione Feltrinelli degli “anni congetturali”). Ne risulta una lettura ricca di stimoli e spunti tanto per l’appassionato di filosofia quanto per il lettore comune che si interroghi sulla possibile funzione della filosofia e della politica oggi. A tenere assieme le varie tessere del discorso è infatti la concezione che Veca ha della ricerca filosofica, dell’azione politica, della giustizia – soprattutto di quella globale – e del ruolo che l’intellettuale può svolgere nella continua metamorfosi della società contemporanea, travolta da radicali mutamenti nel panorama sociale e politico.
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