Liquidazione

di Imre Kertész

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B., scrittore e traduttore, autore di genio, improvvisamente si uccide. Keseru, suo editore e amico, si sente obbligato a compiere una ricerca volta a scoprire i motivi del suicidio ma anche a ritrovare l’ultimo romanzo di B., grazie al quale è convinto di potersi spiegare non solo il gesto dell’amico ma, più radicalmente, l’esistenza e il senso del dolore. B. era un uomo che aveva condiviso con poche persone la propria storia: nato in un campo di concentramento, era rimasto profondamente segnato da questa origine. Era sopravvissuto ai campi e anche alla dittatura, ma il costo di tutto questo era stato alto: convinto che il mondo fosse dominato dal Male e popolato da assassini, aveva trovato nella morfina l’unico modo per continuare a vivere. Le ricerche porteranno a scoprire che Judit, ex moglie dello scrittore scomparso, aveva ricevuto da B. il libro ma, dopo averlo letto, aveva seguito fedelmente le istruzioni del suo autore, bruciandolo. Giocato su diversi registri narrativi (lettere, testi teatrali, racconti), metafora di una realtà instabile e sempre in movimento, Liquidazione ci racconta la frammentazione e lo smantellamento di un mondo.

“Un libro potente” Michael Faber

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Imre Kertész

Imre Kertész (1929-2016), nato a Budapest, è stato deportato nel 1944 ad Auschwitz e liberato a Buchenwald nel 1945. Tornato in Ungheria nel 1948, ha lavorato prima come giornalista, poi …

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  • Marchio: Giangiacomo Feltrinelli
  • Data d’uscita: 15 Settembre 2016
  • Collana: Universale Economica
  • Pagine: 128
  • Prezzo: 7,12 €
  • ISBN: 9788807888458
  • Genere: Tascabili
  • Traduttore: Antonio Sciacovelli
La nostra Shoah. Zoom su Carlo Greppi

La nostra Shoah. Zoom su Carlo Greppi

«Il passato è un bacino inesauribile di vicende da scovare, ricostruire e raccontare» - dice Carlo Greppi, autore dell'ebook La nostra Shoah. Italiani, sterminio, memoria, Zoom Macro. - «Nel caso del periodo di cui mi occupo con maggior costanza, le storie che leggo e ricostruisco sono degli spaccati di umanità irrinunciabili».

La voce dei sopravvissuti

La voce dei sopravvissuti

"Vieni dalla Germania, giovanotto?".
"Sì."
"Dal campo di concentramento?"
"Naturale."
"Da quale?"
"Da quello di Buchenwald."

"Nessuno è innocente". Liquidazione di Imre Kertész

Era stato un caso, ma anche un segnale, che Imre Kertész fosse a Berlino quando seppe, quattro anni fa, di aver vinto il premio Nobel. Deve alle traduzioni in tedesco, e ai giornali tedeschi, se il suo primo romanzo, Essere senza Destino, è diventato noto nel mondo. Ma alla Germania Kertész deve anche il suo "tema", l´oggetto sempre uguale e sempre variato di tutti i suoi libri: Auschwitz. In Essere senza Destino è un ragazzo che guarda negli abissi della degradazione umana (l´autore fu deportato a Auschwitz a quattordici anni e mezzo e di lì trasferito a Buchenwald dove fu liberato un anno dopo). Liquidazione è il primo romanzo scritto dopo il Nobel. Quarant´anni dopo Auschwitz, un uomo di nome B., scrittore e traduttore dal tedesco come Kertész, si uccide. Lascia due donne, Sara, l´amante, e Judit, la moglie molto amata che l´aveva abbandonato dicendogli: "Hai sicuramente ragione, B., il mondo è un mondo di assassini, ma io non voglio vedere il mondo come un mondo di assassini, io voglio vedere il mondo come un luogo dove si può vivere". Kertész documenta il crollo dell´anima, della cultura lui dice, "nel mondo del lager", che è stato per lui prima il campo di sterminio e poi lo stalinismo. "La convivenza civile si fonda unicamente sull´accordo non scritto che gli uomini non si accorgano che la nuda vita significa più di tutti i valori proclamati. Il terrore spinge l´uomo in situazioni in cui giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto, solo questo diventa evidente - e allora non si può più parlare di cultura". Ma il passaggio dal lager dello sterminio a quello dello stalinismo potrebbe alla fine avergli salvato la vita, ci avverte Kertész. Diversamente da altri sopravvissuti ad Auschwitz che arrivarono in società libere, e misero fine alla loro vita con le loro mani, come Primo Levi, Jean Améry, o Paul Celan, la continuazione della prigionia gli ha impedito di farsi qualsiasi speranza, "prima di venir raggiunto dall´ondata delle delusioni". L´estrema gentilezza di Kertész, il suo calore umano, la sua simpatia sembrano contraddire il pessimismo dello scrittore. "Tutti me lo dicono" sorride lui. "Forse nello scrivere uno rovescia gli aspetti più bui dell´esistenza e qualcosa di costruttivo viene fuori".