Lo stato delle cose
di Richard Ford
“Non riesco a immaginare di ripetere un’impresa come Lo stato delle cose. Certe cose semplicemente non c’è bisogno di farle due volte, visto che penso di averle fatte bene la prima volta.”
Frank ha cinquantacinque anni, fa l’agente immobiliare e abita nell’immaginaria Sea-Clift, una cittadina costiera su quella lingua di terra che separa il New Jersey dall’Oceano Atlantico. È il 2000, l’anno del Millennio, l’anno delle elezioni presidenziali che videro contrapposti Gore e Bush e che decretarono l’inizio di uno dei periodi più bui della politica statunitense. Anche per la vita privata di Frank Bascombe è stato un anno a dir poco impegnativo: Sally, la seconda e amatissima moglie, lo ha lasciato, Frank ha scoperto di avere un tumore alla prostata, ha litigato duramente con il figlio Paul, la figlia Clarissa ha deciso di provare a essere eterosessuale e, per complicare ulteriormente le cose Ann, la ex moglie, gli ha confessato di amarlo ancora e di voler tornare a vivere con lui. Sono tre giorni di riflessioni sulla vita e di ricordi ma anche di grandi e piccoli eventi che costringono Frank a raggiungere un livello di onestà assoluta con se stesso, quel livello in cui un essere umano capisce che non può sfuggire agli eventi della propria vita, ma che li può solo accettare – profondamente, dolorosamente, liberatoriamente – per continuare a vivere nel pieno senso della parola. Una meditazione di sorprendente sincerità sull’amore, sul matrimonio, sulla morte, sul lavoro, sui rapporti con gli altri e soprattutto sulla possibilità che un uomo ha di definirsi non in termini di buono o cattivo, ma di “cuore”.
Richard Ford
Richard Ford, nato nel 1944 a Jackson (Mississippi), è considerato uno dei più grandi scrittori americani contemporanei. Con Il giorno dell’Indipendenza (1995; Feltrinelli, 1996) ha vinto i due premi più prestigiosi …