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È la storia, narrata con spontaneità e crudezza da un anonimo scrittore, anch'esso parte della finzione letteraria, di una ragazza del sertão dell' Alagoas, una semplice dattilografa trapiantata a Rio de Janeiro. Macabéa è magra, denutrita, priva di ideali ma innocente come un giovane animale. È vergine, ama la coca cola e, "incompetente" com'è nelle cose della vita, finisce per innamorarsi di un operaio metallurgico che, per una sua personale follia quotidiana, ruba in fabbrica gli orologi dei colleghi e sogna di diventare deputato. Macabéa non rappresenta nulla per Olimpico (questo il nome del protagonista maschile): per lei il fato ha decretato non l'amore ma la morte, che, annunciata già da una cartomante, giunge attraverso un incidente stradale. Ecco, è scoccata l'ora finale, "l'ora della gloria", in cui anche una nullità come Macabéa può trasformarsi in "una smagliante stella del cinema" al pari di Marilyn Monroe.
L'intreccio del romanzo è racchiuso in questa breve parentesi di vita qualunque; ma chi ama le storie di Clarice Lispector non potrà non assaporare queste pagine, e in modo del tutto speciale, perché in esse l'autrice ha forse raggiunto quella "grandezza" che precede l'arrivo della fine di una vita (la sua stessa vita...) e che somiglia, come è detto nelle righe finali della vicenda, all' "imminenza che c'è nelle campane lì lì per oscillare".
Questo romanzo, pubblicato nel 1977, lo stesso anno della morte di Clarice Lispector, è considerato ii testamento spirìtuale della grande scrittrice brasiliana.
Clarice Lispector(1920-1977) è nata in Ucraina in una famiglia ebraica costretta a emigrare in Brasile quando Clarice ha solo due anni. Dopo un’infanzia passata nel Nordest del paese e la …