Rosi guarda la Senna scorrere sotto di sé. È una giornata smorta di
ottobre. Un uomo la vede pencolante contro la balaustra e la trascina via
convinto di aver salvato una suicida. Le offre da bere e nel bistrò,
guardandosi, i due si riconoscono. Tanto tempo prima, in una cittadina della
riviera ligure si erano voluti bene. Lui faceva il panettiere, lei andava,
renitente, a scuola. Lui voleva insegnarle tante cose, e soprattutto essere il
suo maestro di sesso. Come allora anche adesso, lui non smette mai di parlare.
Si è sposato, scopa in giro, ma soprattutto fa il cuoco e appena può condisce
il discorso con lussuriose ricette. Non è ovvio, ma viene naturale che i due
vogliano studiarsi più da vicino. I corpi cosa sono diventati. Il cuore cosa è
capace di dare. È come vedere da vicinissimo una vicenda lontana. E l’esatto
contrario. Entrambi sono coinvolti. Lui è sempre un maestro di scopate. E lei
ritrova in quel corpo un po’ appesantito la leggerezza di un tempo. Quando la
memoria di Rosi torna al passato scopre che Salvatore (così si chiama il
simpatico e vitale uomo che non ha sposato) le ha lasciato dentro una
ferita. Adesso è diverso: Rosi è una scrittrice e lui ha aperto un ristorante.
C’è qualcosa che li tiene insieme dopo la notte del loro incontro casuale?
Cosa li aspetta "dopo"?
Rossana Campo torna alla freschezza dei suoi primi romanzi (la vicenda parallela
di Rosi dodicenne è un graffiante affondo nell’inquietudine adolescenziale)
aggiungendo la malinconica leggerezza di una nuova inedita maturità. Quei due
corpi, quelle due anime che si amano e si studiano in una camera d’albergo
sembrano un omaggio non formale alla vita che resiste, che ride e che innamora.