Il ritorno di Lorenzo Marone
Brontolone, cinico, pigro, bugiardo: è così che si potrebbe descrivere Cesare Annunziata. Come quella volta in cui, per attaccare bottone con la sua futura moglie, si era inventato di possedere...
Il desiderio, l’amore, le passioni, sono il campo privilegiato dell’arte, in particolare della letteratura, e rappresentano una grande sfida per la filosofia. Questo saggio intende rinnovare l’indagine sull’opera immensa di Proust, che non è stata ancora compresa adeguatamente, e non solo per ciò che riguarda i temi della memoria e del tempo.
Con troppa disinvoltura si è affermata l’equivalenza tra amore e gelosia, si è attribuita alla gelosia una valenza conoscitiva, si è enfatizzato il suo versante “infernale” trascurando quello comico, che Proust fa emergere implacabilmente. Si è dato per scontato che l’innamoramento sia la prima tappa dell’amore, ma nella Recherche non è così: c’è un’estasi nell’innamoramento (per Gilberte, per le fanciulle in fiore) che l’amore disconosce, tanto più quando diventa la follia di voler possedere un altro essere.
In Proust, l’oggetto del desiderio è una nebulosa di tratti, instabile, turbinosa, che si riflette nello stile labirintico, composto da stili in conflitto. Perciò l’indagine sulle passioni (e sul soggetto diviso) genera una teoria del “linguaggio diviso”, grazie alla quale soltanto il tempo può giungere alla resurrezione.
Nel centenario della morte di Proust, una nuova lettura rivelatrice della Recherche, il romanzo del desiderio.