Una città che ha mangiato più volte se stessa.
Primo Moroni
La città si costruisce da quello che manca.
Stephen Barber
Milano è una città utilitaria, demolita e rifatta secondo le necessità del
momento, non riuscendo perciò mai a diventare antica.
Guido Piovene
Milano dal 1950 ai nostri giorni attraverso l’urbanistica,
il design, la moda, il cinema, la famiglia, l’immigrazione vecchia e nuova, la
televisione, il calcio.
Negli ultimi cinquant’anni, Milano ha cambiato pelle più volte. Negli anni
del boom economico è stata la "capitale del miracolo": centinaia di
migliaia d’immigrati vi sono approdati dal resto d’Italia trasformandola
nella capitale industriale e finanziaria del paese e creando un’immensa
periferia che non solo è stata per anni, col suo grigiore, l’immagine stessa
della città ma è diventata la città. Poi il Sessantotto e gli anni di
piombo. Improvvisamente com’era scoppiato, il boom ha avuto termine e Milano
ha attraversato anni di feroce deindustrializzazione: una dopo l’altra, hanno
chiuso la Breda, la Falck, l’Alfa Romeo, l’Innocenti, la Pirelli. Al governo
della città fin dal dopoguerra, i socialisti la pilotano verso quella
"Milano da bere" che è sfociata in Tangentopoli e Mani pulite. Milano
capitale della Resistenza, epicentro del rinnovamento culturale, sede della
prima televisione e dell’impero di Berlusconi. Milano dove si coagula in
partito la Lega e dove nasce Forza Italia.
Questo libro è un tentativo di capire la storia di questi processi. Ma non è
un libro di storia tradizionale. Prende in esame alcuni quartieri, luoghi,
spazi, eventi, film, programmi televisivi, strade, immigrati, oggetti del
design. Questi micromomenti e microentità servono a spiegare i
macrocambiamenti. Milano dopo il miracolo non è la storia della città
di Milano ma della Città, non di Milano ma d’Italia.