Il ritorno di Lorenzo Marone
Brontolone, cinico, pigro, bugiardo: è così che si potrebbe descrivere Cesare Annunziata. Come quella volta in cui, per attaccare bottone con la sua futura moglie, si era inventato di possedere...
La tragedia greca racconta le passioni e il destino del nostro mondo
Su uno scoglio esposto alle onde del mare è incatenata una bellissima ragazza. Arriva in volo un eroe. Lei gli rivela che sta per morire divorata da un mostro. A queste parole lui, perdutamente innamorato, si impegna a ucciderlo, e lei gli promette che diventerà sua moglie. Non è la trama di un film fantasy, è l’inizio dell’Andromeda di Euripide, una tragedia che fece scalpore ad Atene nel V secolo a.C.: per la prima volta venne messo in scena l’innamoramento tra un uomo e una donna, Perseo e Andromeda.
Sono passati oltre due millenni da quando la tragedia è stata “inventata” in Grecia ma, come diceva Aristotele, la tragedia greca è più universale della storia: non esaurisce la sua forza nel giro di una o due generazioni, ma la conserva indefinitamente.
Il filosofo Gorgia sosteneva che il teatro è un inganno, perché sul palcoscenico gli attori fingono di essere quello che non sono, ma aggiungeva che questo inganno è utile a chi si lascia ingannare. Il tragico – che Giuseppe Zanetto evoca e narra in queste pagine – non è solo dentro il mito rappresentato sul palcoscenico, ma anche nella mente e nel cuore di chi assiste. La tragedia, infatti, costringe gli spettatori a porsi le stesse domande che danno senso alla vicenda e alle nostre vite ancora oggi.
“Cancellate la tragedia greca e non potrete pensare nulla di sensato sulla vita umana.” Jean Richepin
Giuseppe Zanetto insegna letteratura greca alla Statale di Milano. I suoi campi di ricerca sono la poesia arcaica, il teatro attico, la prosa di età imperiale. Ha pubblicato edizioni degli …