Il ritorno di Lorenzo Marone
Brontolone, cinico, pigro, bugiardo: è così che si potrebbe descrivere Cesare Annunziata. Come quella volta in cui, per attaccare bottone con la sua futura moglie, si era inventato di possedere...
“La probabilità dell’esistenza di una vera vittima dietro ai temi del mito è molto, molto alta”
Al contrario dell’antropologia moderna, che va il più lontano possibile, verso le “culture altre”, il discorso antropologico di Girard si concentra su ciò che è più vicino e a portata di mano. Girard difatti non pone distinzioni fra le diverse culture, in quanto le ritiene parte di una stessa umanità fatta della medesima stoffa antropologica. Anche per questo non c’è bisogno di alcun “lavoro sul campo”, visto che i testi di riferimento si trovano anzitutto all’interno della nostra tradizione culturale: i tragici greci, la Bibbia, Shakespeare, il romanzo moderno. I miti d’origine raccolti in questo volume, una serie di saggi apparsi nel tempo in diverse antologie, approfondiscono e chiariscono l’analisi condotta nelle opere maggiori di Girard. Il mito ha un ruolo centrale nella sua teoria del “capro espiatorio”. È il momento finale, di sistematizzazione narrativa del dramma appena compiutosi all’interno della comunità: dopo aver individuato la vittima sacrificale, causa dell’insorgenza della crisi, in seguito la sua morte dà vita a un processo di trasformazione del presunto colpevole in eroe o dio. Insomma, l’ordine culturale umano scaturisce dalla ritualizzazione del sacrificio iniziale, e il mito quindi non è altro che il resoconto di quell’evento fondativo.
René Girard (1923-2015), eletto fra i quaranta “immortali” dell’Académie française, è stato tra i più influenti pensatori della cultura contemporanea. I suoi libri sono tradotti in tutto il mondo e …