Il ritorno di Lorenzo Marone
Brontolone, cinico, pigro, bugiardo: è così che si potrebbe descrivere Cesare Annunziata. Come quella volta in cui, per attaccare bottone con la sua futura moglie, si era inventato di possedere...
Libro poetico e, per questo, morale, le "Operette" leopardiane sono, insieme, teatro filosofico e narrazione fantastica, trattato sull'infelicità dei viventi, ma anche rappresentazione di quella leggerezza, e ironia, e persino letizia, che la storia della civiltà - tra violenza e astrazione - ha disperso o negato. Sui modi del comico - dallo straniamento all'antifrasi, dal burlesco al fiabesco - trascorre l'onda di un pensiero tragico. Come nel riso c'è il riverbero di una saggezza fatta esperta degli inganni del mondo, del vanire delle cose.
La critica della restaurazione, di ogni forma di restaurazione e di conformismo, l'indagine sulla natura, sulla sua prossimità e indifferenza, lo sguardo sulla materia, sul suo circuito perpetuo di produzione e distruzione, il pensiero della finitudine, dell'irriversibile, del limite, si fanno, in questo libro, affabulazione e dialogo, racconto e finzione teorica: ma il 'deserto della vita', il silenzio della speranza, le ombre stesse del nulla hanno qui un fremito, una loro irripetibile lingua, e passione.
Giacomo Leopardi (Recanati, 1798 - Napoli, 1837), di famiglia nobile, è stato uno dei più grandi poeti e pensatori europei. Di precocissime doti (celebre il suo “studio matto e disperatissimo” …