“Se la lussuria fosse gas, basterebbe un fiammifero, lì, per far saltare tutto il caseggiato”
Una girandola di imprese orgiastico-amatorie, in una Parigi cosmopolita e peccaminosa. Nel 1941 l’amico libraio Milton Luboviski invita Miller a scrivere un libro erotico. Ne nasce Opus pistorum, una storia senza trama che ripropose con forza in tutto il mondo il “caso” Miller. Il titolo stesso del libro è chiaramente allusivo: pistor in latino significa “mugnaio” come miller in inglese; opus, opera, di Miller dunque ma anche di chi pesta come in un mortaio (con l’evidente implicazione sessuale). Il protagonista, Alf, si getta infatti a capofitto nel sesso come avventura da vivere senza risparmio di energie, circondato da molte amiche dalle più diverse estrazioni sociali(e da diversi amici). Ne scaturisce un mondo di felicità erotica vissuta come unica speranza di salvezza e via d’uscita per i disperati, i falliti e i diseredati che lo popolano; un mondo spiato con l’occhio realista tipicamente americano e descritto nel tono aggressivo, e un po’ strafottente, del Miller “parigino”.