Il ritorno di Lorenzo Marone
Brontolone, cinico, pigro, bugiardo: è così che si potrebbe descrivere Cesare Annunziata. Come quella volta in cui, per attaccare bottone con la sua futura moglie, si era inventato di possedere...
“Catalano è un folle. Molto lucido, come tutti i folli geniali.” Tuttolibri - La Stampa
Nonostante quel che il titolo lascerebbe immaginare, questa raccolta di poesie non dedica grande spazio alla morte. Parla soprattutto d’amore. Amore per una ragazza che sbuccia le ciliegie. Amore per tutte quelle donne che, puntualmente, si innamorano di un Fernando. Per quei corpi che sono isole lontane e segrete, dalle quali non si vuole essere salvati. Per chi, in uno slancio miracoloso, ci permette di dimenticare la nostra “estrema / imbarazzante / odiosa / mortalità”. Si parla, però, anche di gatti – anzi, di malincogatti. Si parla di poesia, che non si sa dove sia andata a finire, forse nel terzo cassetto. Si parla di un ultimo treno per la California. Si parla di sogni, di api e di gonne svolazzanti. E, allora, se si parla d’amore e di vita, si parla, forse inevitabilmente, anche di morte. Della propria, di quella di chi si ama. Di un funerale che funerale non è, perché il presunto defunto è ancora vivo ed è fuggito con Elvis e Marilyn.
In una serie di giustapposizioni volontariamente sgraziate e sbilenche nonché immancabilmente vivide e seducenti, Guido Catalano costruisce un libro che racconta della sua vita e dei suoi ricordi, che sono, in realtà, i ricordi di tutti.