I racconti contenuti in questa raccolta si distaccano dal tema abituale di Nadine Gordimer - lo scontro socio-culturale e razziale che contrappone le diverse componenti della società sudafricana -, o lo lasciano sullo sfondo, per addentrarsi, con pagine mirabili per concisione espositiva e cruda osservazione della vita, in una dimensione privata dove prevalgono il gioco dei sentimenti e il precario equilibrio dei rapporti. In questo contesto si situano Peccati della terza età, Stracci e ossa e Terminale, tre racconti che scavano con straordinaria abilità nell'andamento capriccioso dell'amore e nei dilemmi che hanno molte coppie al verificarsi di un avvenimento dirompente. Un exploit di notevole audacia è costituito da Una lettera da suo padre, immaginaria risposta di Hermann Kafka alla celebre lettera del figlio, in cui le ragioni pateticamente concrete di un genitore che si erge a difesa di se stesso e dei valori dell'ebraismo tradito da Frank - un tradimento dal quale quest'ultimo avrebbe tratto, a suo dire, più fama che genio - assumono accenti di sommesso strazio. L'ambiente sudafricano emerge in altri racconti, ma con modi e toni diversi da quelli dei grandi romanzi. Abbandonato il ruolo più prettamente critico e civile, l'autrice cede alla componente fantastica e drammatica, puntando la sua attenzione su vicende in chiave minore dietro le quali si intravede pur sempre la grande ingiustizia che affligge il suo paese. &Egravi;il caso di Qualcosa là fuori, il racconto che dà il titolo alla raccolta, in cui l'elemento dominante è la paura, quella suscitata da un misterioso devastatore (uomo, animale, psicopatico) che si aggira in un sobborgo di Johannesburg, e quella, più segreta, del quartetto che progetta di far saltare una centrale elettrica.
In questo splendido libro le immagini di una realtà oggettivamente crudele si stemperano in una rappresentazione sottile e sfumata, ma ugualmente improntata a quell'incisività che è una delle caratteristiche [...]