Antonio Albanese racconta il suo primo romanzo.
"Il desiderio di scrivere questo romanzo arriva da molto lontano, dal ricordo sbiadito di uno zio che, quando ero bambino, mi raccontò la sua fuga da un campo di...
Duarte è uno scrittore alle prese con le ossessioni di una vita che si sta per concludere: i fantasmi familiari (una madre bellissima, libertina e malata, un padre suicida, irreprensibile servitore dello stato), i divorzi da due donne agli opposti (una, traduttrice, paradigma dell’intellettuale sensibile e competente, l’altra, designer arrivista e modaiola), un figlio difficile, una sessualità imprigionata nella fatale esitazione fra Eros e Thanatos e soprattutto la scrittura – e l’incapacità di ritrovare l’ispirazione – come metafora del declino. Lo sfondo della vicenda di quest’uomo malinconico e a suo modo irresistibile è una Rio de Janeiro contemporanea, a cavallo tra il 2018 e il 2019, descritta nei suoi contrasti più stridenti: il quartiere esclusivo del Leblon, dove vive il protagonista, le sue spiagge circondate dalla corona di favelas inerpicate sulle colline circostanti: bellezza e marginalità, aspirazioni e frustrazioni di un luogo ancora intrappolato nelle sue antiche piaghe. Intorno a lui, a mo’ di disingannato contrappunto alla sua parabola discendente, quella gente: il Brasile di oggi, il potere di una classe dominante sfrenata, incolta, disinibita e terribilmente immorale.
“Ormai senza speranza, contemplo la hostess che mi fa il segno della croce sulla fronte e sussurro: mamma. È stato questo il mio ultimo soffio di vita, e mi sveglio all’improvviso arrotolato nelle lenzuola con la televisione accesa: a partire da oggi, per decreto presidenziale, posso tenere in casa quattro armi da fuoco.”
Chico Buarque de Hollanda, nato a Rio de Janeiro nel 1944, è conosciuto come uno dei più grandi cantautori della musica popolare brasiliana. Figlio dell’illustre pensatore, storico e critico letterario Sérgio …