Il ritorno di Lorenzo Marone
Brontolone, cinico, pigro, bugiardo: è così che si potrebbe descrivere Cesare Annunziata. Come quella volta in cui, per attaccare bottone con la sua futura moglie, si era inventato di possedere...
Uscita dal lockdown, la signora Dalloway di Virginia Woolf è presa da una voglia incontenibile di shopping. Il Decameron di Boccaccio si svolge attorno a un distanziamento sociale volontario nei giorni della peste. Romeo e Giulietta di Shakespeare muoiono a causa di un eccesso di polizia sanitaria. Il cardinale Borromeo
di Manzoni aveva inventato la messa cantata
dai balconi. La fantascienza aveva anticipato virus
più perfidi del corona. È stata l’Italia a inventare nel Trecento le prime misure per fermare il contagio. Aveva i migliori medici, fu lodata e imitata nel resto d’Europa. Ma non bastò a impedire una decadenza di parecchi secoli. Quarantena, distanziamento sociale, stop ai teatri, alle taverne e alle feste sono sempre stati molto impopolari. Pesti, epidemie, contagi ce li raccontiamo da sempre. Probabilmente da millenni prima che si cominciasse a scriverne. I racconti si somigliano. E soprattutto somigliano alle cronache dei nostri giorni. Boccaccio copia Tucidide, Lucrezio e Ovidio, London aveva copiato da Poe e da Mary Shelley. Camus usa la Peste inventata per parlare dell’invasione nazista. Il male non viene chiamato allo stesso modo. Non sappiamo nemmeno se si tratti delle stesse malattie. A un secolo di distanza sappiamo poco della Spagnola. E non abbastanza del Covid. C’è qualcosa di profondamente umano che accomuna tutte le narrazioni: la paura, l’orrore, la ricerca del colpevole, le fake news e i rimedi bislacchi, ma talvolta efficaci. Per un paio di secoli dopo
il Decameron i testi medici indicavano il raccontarsi
storie e lo stare allegri come profilassi contro il contagio.
Ci sono molte sorprese nelle strade dell’immaginario che Siegmund Ginzberg ripercorre con un occhio all’attualità. Talvolta la fantasia l’azzecca più della scienza. I cronisti antichi più dei contemporanei. Tutti quanti, però, hanno in comune una strategia per convivere con l’epidemia: disinnescarla con gli strumenti potentissimi della narrazione.
Romanzare la peste salva la vita?
Come ce l’hanno raccontata nei secoli ha molto da dirci sulla pandemia.
Una cosa soprattutto: lavorare di fantasia è l’unico modo per cavarcela.
Siegmund Ginzberg è nato a Istanbul nel 1948 in una famiglia ebrea giunta a Milano negli anni Cinquanta. I nonni furono sudditi dell’impero ottomano. Dopo gli studi in filosofia ha …