‟Il Dio del Mill non è un 'principio del mondo'; ma è un essere completamente inserito nel mondo, come vi sono inseriti tutti gli altri esseri. L'ipoteticità della sua esistenza significa però che alcuni filosofi possono ammetterlo, altri non ammetterlo; non significa però che, se lo si ammette, si possa attribuirgli un'esistenza al di fuori del mondo. La lotta tra bene e male non è, per il Mill, una lotta fra due principi trascendenti; è semplicemente la lotta degli esseri intelligenti e buoni che vivono nel mondo per imporre al corso dei fenomeni un genere di sviluppo invece che un altro. Non manichesimo dunque, ma illuminismo! Profondamente illuministica, infatti, è la concezione milliana dell'uomo che lotta per la realizzazione nel nostro mondo di un ordine migliore e più razionale. Col sentirsi collaboratore di Dio nell'attuazione di questo fine (che è un fine interamente umano), l'uomo non perde nulla della propria indipendenza, ma trae motivo di rinnovata fiducia nelle proprie forze e nella propria missione. È un uomo che crede nella civiltà e lavora per attuarla, lottando con piena sicurezza di sé contro ogni genere di ostacoli.”
(dall'Introduzione di Ludovico Geymonat)