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“Al-Aswani descrive i suoi personaggi con charme e una sottile vena ironica” The New York Times
“Se non fossi egiziano vorrei esserlo.” Così affermava Mustafa Kamel, l’intellettuale fondatore del Partito nazionalista egiziano. “Per quali virtù si distinguono gli egiziani? La viltà e l’ipocrisia, la malignità e la meschinità, la pigrizia e l’invidia. Eccoli i nostri valori,” gli risponde il protagonista del primo lungo racconto, Isam, che con forza si scaglia contro l’autocelebrazione vuota di un passato glorioso e irrimediabilmente lontano, che di continuo riaffiora pesantemente nelle coscienze degli arabi. Isam, un impiegato frustrato da una vita fatta solo di lavoro e famiglia, ma istruito e sveglio, è ben consapevole della falsità e della meschinità di cui è intessuta la realtà che lo circonda. La consapevolezza della miseria morale in cui l’Egitto vive da tempo – dove persino la religiosità non è che un appiccicoso dettaglio estetico – fa da filo conduttore agli altri racconti.
Siamo in presenza di uno spietato ritratto di un’umanità piccolo-borghese irrimediabilmente sconfitta, improduttiva, che vive solo il rito di una rispettabilità esteriore. Una raccolta di undici racconti, rimasta a lungo inedita perché vietata da un anonimo impiegato egiziano. Un ritratto impietoso e sarcastico dell’Egitto di oggi, molto distante dall’esotismo turistico e dalla retorica “impegnata”.
‘Ala al-Aswani è nato al Cairo nel 1957. Di professione dentista, è stato uno dei membri fondatori del movimento egiziano per la democrazia Kifaya e ha partecipato attivamente alla Rivoluzione …