Un poema. Un grande romanzo in versi. La prima parte (Solo andata) è di schietta intonazione epico-narrativa, la seconda (Visite) più lirica, aforistica e, ancora una volta, narrativa. Solo andata ripercorre il viaggio di un gruppo di emigranti clandestini dall’Africa ai “porti del nord”, arieggia i cori dell’antica tragedia, che raccontano gli avvenimenti (o vi alludono) e insieme li commentano, accompagnandoli con partecipazione anche quando il punto di vista è solo quello del testimone. La dizione è secca, scabra, e nulla concede alla retorica lagrimosa cui queste vicende spesso si prestano, né ai piaceri del verso, che è soprattutto cadenza, perfetta nel “dare ritmo” al dramma di questo viaggio senza tempo. Seguono versi che ora lasciano emergere uno stato d’animo, ora un ricordo, ora di nuovo un fatto di attualità o una riflessione di carattere politico o sociale. Ma sempre Erri De Luca è capace di mettere a fuoco, con un’immagine o un’espressione non scontata, la realtà cui allude, e di mostrarcene la valenza poetica anche là dove la materia appare più refrattaria a essere riscattata.