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“Qualcosa della differenza dei sessi potrebbe aver luogo anche nel linguaggio”
La sessualità femminile è rimasta il “continente nero” della psicoanalisi. Questa, infatti, non poteva che disconoscere l’altro, la donna, che si espande oltre il quadro del suo campo teorico, in quanto la scienza del “soggetto” che vi si definisce non ha mai interrogato la propria dipendenza da imperativi logici maschili. Bisognava dunque ripercorrere i testi in cui tale logica dell’uno, del medesimo, si ordina in sistema. Rileggere e reinterpretare Platone, per ricostruire come in esso si determinano le metafore che da allora in poi avrebbero veicolato il significato. Seguire gli sviluppi della storia, della teoria, e rilevare dove e come l’altro – donna – si trova esclusa dalla produzione del discorso. È quanto si è proposta Luce Irigaray con Speculum, un volume in cui della donna e della sua sessualità si parla senza definirla, senza concluderla, contro tutte le pratiche e le ideologie che dagli inizi del pensiero occidentale hanno ridotto il suo corpo al silenzio, all’uniformità, alla soggezione.
Un classico del pensiero femminista. Una critica radicale della concezione psicoanalitica, maschile, della donna. Contro l’idea, ereditata da platonismo e freudismo, della donna come mera immagine riflessa dell’uomo.
Luce Irigaray, nata a Blaton, in Belgio, vive e lavora a Parigi. Filosofa e psicoanalista, è stata membro dell’École Freudienne di Lacan, dal 1961 ha insegnato all’Università di Vincennes. Nel …